È vero che, quando scrisse la Divina Commedia, Dante si ispiró a temi della tradizione e della letteratura islamica? Ancora più direttamente: il padre della lingua italiana, uno dei piú grandi pensatori della tradizione occidentale, usò come sue fonti autori musulmani? Qual era l’atteggiamento di Dante nei confronti dell’Islam e delle sue personalitá piú eminenti?
Sono questi gli interrogativi di partenza della conferenza in live streaming dell’arabista Carmela Baffioni, accademica dei Lincei e Senior Research Associate presso l’Institute of Ismaili Studies di Londra, organizzata dall’Istituto in collaborazione con la Facoltá di Filosofia dell’Universitá Panamericana. Modera il prof. Luis Xavier López Farjeat.
La conferenza si svolgerà tramite ZOOM questo venerdì 19 novembre alle h. 12:00. Per partecipare scarica la piattaforma ZOOM (https://zoom.us/) e collegati a questo link:
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Quasi un secolo fa, nel 1919, usciva il libro La escatología musulmana en la Divina Comedia dell’arabista spagnolo Miguel Asín Palacios che fece molto scalpore. Nelle sue pagine, ricche di un mirabile, e inesausto, repertorio di fonti, paralleli, analogie, somiglianze, viene sistematicamente comparata la visione escatologica della Divina Commedia di Dante Alighieri con altri regni ultraterreni descritti in opere letterarie e religiose arabe ed in particolare vengono individuate “sorprendenti corrispondenze” fra il viaggio nell’aldilà di Dante, accompagnato da Virgilio, e un viaggio analogo che la tradizione letteraria e orale islamica attribuiva a Maometto, guidato dall’arcangelo Gabriele. Dante venne mai a conoscenza del viaggio di Maometto nell’al di lá, narrato nel perduto “Libro della Scala” o “dell’ascesa” (il Kitāb al-Miʽrāǵ)? Poté leggerne la traduzione in latino (Liber Scalae) e in antico francese (Livre de l’Eschiele Mahomet) comissionata dal re Alfonso X di Castiglia intorno al 1264?
Qual era inoltre la posizione di Dante nei confronti del mondo musulmano? Se da un lato Dante colloca Maometto (accanto ad Alí) nel canto XXVIII dell’Inferno tra i seminatori di discordia, rei di aver provocato una divisione nella comunitá degli uomini, dall’altro colloca i filosofi arabi Avicenna e Averroè nel Limbo, in attesa che salgano in Paradiso il giorno del Giudizio Universale.» Allo stesso modo, Dante pone nel Limbo, e non all’Inferno, Saladino, sultano di Siria ed Egitto, il condottiero della riconquista musulmana della Terra Santa, riconoscendone valore e rettitudine.
La conferenza illustrerà la storia dei rapporti di Dante col pensiero arabo inteso nel senso piú ampio degli studi musulmani – religione, diritto, storia, mistica e filosofia di origine greca.
Dopo una rassegna della storia della polemica innescata dal celebre libro di Miguel Asín Palacios (1871-1944), saranno illustrate le conoscenze che sulla religione islamica potevano aversi al tempo di Dante. Particolare enfasi sarà posta sulle conoscenze relative allo shi‘ismo, data la presenza di ‘Ali accanto al Profeta Muhammad in Inf. XXVIII.
Saranno poi esaminati alcuni aspetti del cosiddetto “esoterismo” di Dante (i “Fedeli d’amore” e la mistica islamica, un’interpretazione di Inf. VII, 1). Infine, saranno trattati alcuni aspetti delle conoscenze che Dante poté avere della “filosofia araba” com’è intesa in Occidente.
Carmela Baffioni, già professore ordinario di Storia della Filosofia Islamica all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, è attualmente Senior Research Associate presso l’Institute of Ismaili Studies di Londra. Ë inoltre membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, dell’Academia Europea e dell’Académie Internationale d’Histoire des Sciences nonché membro fondatore della Sezione di Studi Arabi, Classe di Studi sul Vicino Oriente dell’Accademia Ambrosiana (Milano).
Ha lavorato sulla ricezione del pensiero greco nell’Islam e sulle rielaborazioni latine di testi classici trasmessi dall’arabo. Ha scritto su al-Kindī, al-Farābī, Yaḥyā ibn ʿAdī, Ibn Sīnā, Ibn Rushd. Si é occupata di pensatori ismā‘īliti quali Abū Ya‘qūb al-Sijistānī e Ḥamīd al-Dīn al-Kirmānī, e sulla filosofia della natura, l’atomismo e l’embriologia islamica. Il suo principale ambito d’indagine é rappresentato dagli Ikhwān al-Ṣafā’ o “Fratelli della Purezza”, autori della più antica enciclopedia medievale delle scienze (X secolo), della quale ha edito e tradotto in inglese circa un terzo dei 52 trattati che la costituiscono.
Luis Xavier López-Farjeat é professore ordinario presso la Facultad de Filosofía dell’Universidad Panamericana. Si occupa di filosofía islámica classica. E’ co-editore e co-autore di Philosophical Psychology in Arabic Thought and the Latin Aristotelianism of the 13th Century (2013) e di The Routledge Companion to Islamic Philosophy (2016). Nel 2018 ha pubblicato Razones, argumentos y creencias. Reflexiones a partir de la filosofía islámica ed é appena uscito il suo ultimo libro Classical Islamic Philosophy: A Thematic Introduction. E’ direttore associato di Aquinas and ‘The Arabs’ International Working Group e direttore editoriale della rivista di filosofia Tópicos.