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Pasolini a 100 anni dalla nascita. Il calcio in prosa/Il calcio in poesia. Juan Villoro e Fabio Morabito a colloquio.

Colegio Nacional, Donceles104 , Centro Historico. 20 aprile h. 18:00

«I pomeriggi che ho passato a giocare a pallone sui Prati di Caprara (giocavo anche sei-sette ore di seguito, ininterrottamente: ala destra, allora, e i miei amici, qualche anno dopo, mi avrebbero chiamato lo “Stukas”: ricordo dolce bieco) sono stati indubbiamente i più belli della mia vita. Mi viene quasi un nodo alla gola, se ci penso. Che domeniche allo stadio Comunale!» (Pier Paolo Pasolini).

Presso il Colegio Nacional, in calle Donceles, Juan Villoro e Fabio Morabito colloquieranno in presenza su Pasolini, il calcio e la poesia mercoledí 20 aprile alle ore 18:00. L’evento si trasmetterá anche in diretta sulla pagina facebook dell’Istituto Italiano di Cultura.

La passione di Pier Paolo Pasolini per il calcio inizia senza dubbio a Bologna. È qui che, durante il liceo, gioca per ore e ore a pallone sui campi d’erba fuori porta, vivendo quelli che descriverà come «in senso assoluto i momenti più belli della mia vita». Negli anni in cui si trova nella capitale emiliana, Pasolini ha la fortuna di assistere alla vittoria di quattro scudetti da parte del Bologna FC, che in quegli anni era all’apice mai più raggiunto della propria storia. Ne nasce un amore che Pasolini porterà dentro anche a Roma.

Per la sua passione calcistica illimitata Pasolini assimila in modo alquanto originale il calcio a un vero e proprio linguaggio, coi suoi poeti e prosatori, e definisce il football un sistema di segni, cioè un linguaggio. Per lui, il calcio latino americano é il piú “poetico” poiché, come dice lui stesso, «il goal può essere inventato da chiunque e da qualunque posizione [..] IL calcio brasiliano è un calcio di poesia. Senza far distinzione di valore, ma in senso puramente tecnico, in Messico è stata la prosa estetizzante italiana a essere battuta dalla poesia brasiliana».

Juan Villoro è uno scrittore, giornalista e drammaturgo messicano. Villoro è, per la sua parabola letteraria, uno dei più conosciuti e apprezzati esponenti della cultura ispanica. Tra i testi pubblicati in Italia si ricordano: I colpevoli (Cuec 2009), Il libro selvaggio (Salani 2010), Chiamate da Amsterdam (Ponte alle Grazie 2013), C’è vista sulla terra? (Sur 2015), mentre presso gran vía nel 2008 è apparso un suo racconto nella raccolta En la frontera. Con La Piramide (gran vía 2013), Juan Villoro ha vinto il Premio José María Arguedas 2014 ed è stato finalista al prestigioso Premio Rómulo Gallegos 2013. Il testimone, l’ultimo libro di Juan Villoro pubblicato da gran vía, ha invece vinto il prestigioso premio Herralde 2004. Tra le sue pubblicazioni spiccano il romanzo breve “Chiamate da Amsterdam”, il singolare thriller “La piramide”, due pièce teatrali (“Il filosofo dichiara”, “Morte parziale”) e “C’è vita sulla terra”, una raccolta di testi in bilico tra fiction, cronaca giornalistica e autobiografia.

Fabio Morabito è nato nel 1955 ad Alessandria d’Egitto, da genitori italiani. Lavora come ricercatore presso l’Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM), e scrive in spagnolo.

Ha pubblicato i libri di racconti: La lenta furia (1989, 2002; trad. tedesca 1998), La vida ordenada (2000) e Grieta de fatiga (Premio Antonin Artuad, 2006); un libro di prose a mezzavia fra il saggio e l’invenzione, Caja de herramientas (1989; tradotto in Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti); due romanzi brevi per bambini, Gerardo y la cama (1986) e Cuando las panteras no eran negras (1996; pubblicato anche in Italia col titolo Quando le pantere non erano nere, Salani, 2001Per la poesia, finora sono usciti: Lotes baldíos (1985; premio Carlos Pellicer. Tradotto in francese nel 2003); De lunes todo el año (1992; premio Aguascalientes); la plaquette Ocho poemas (1997); Alguien de lava (2002); oltre alle antologie pubblicate in Spagna (El buscador de sombra, 1997) e in Venezuela (El verde más oculto, 2002). Ha curato la prima versione spagnola di tutte le poesie di Eugenio Montale.