Che cos’ha scritto Dante prima di dedicarsi alla Commedia e quando appare per la prima volta Beatrice nell’immaginario dantesco? Per comprendere a fondo il Dante della Commedia, bisogna partire dal libello giovanila la Vita nuova, vero incunabolo della poesia dantesca, che irrompe con sorprendente novitá per forma e contenuti nel mondo della lirica cortese romanza.
Roberto Rea, docente di Filologia dantesca e di Filologia della letteratura italiana presso l’Universitá di Roma Tor Vergata, illustrerá la genesi e i contenuti del libello giovanile il 25 novembre nella conferenza in live streaming La Vita nuova: un’autobiografia rivoluzionaria.
La conferenza si svolgerà tramite ZOOM questo giovedí 25 novembre alle h. 12:00. Per partecipare scarica la piattaforma ZOOM (https://zoom.us/) e collegati a questo link:
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Per quanto in nessun modo comparabile con il «poema sacro» per presupposti, impegno e finalità, la Vita nuova, al momento della sua divulgazione, verso il 1295, dovette tuttavia apparire agli occhi dei contemporanei non meno rivoluzionaria. Così com’è concepita, è infatti un’opera senza precedenti e profondamente innovativa nel panorama della letteratura romanza.
In primo luogo, appare dirompente la scelta di comporre il libro interamente in volgare. Proprio con il libello prende infatti forma il primo riconoscimento dell’importanza e della portata universale del volgare, che si rivelerà un’acquisizione fondamentale per i futuri sviluppi della carriera intellettuale di Dante.
Non meno originale è la natura stessa del libello. L’idea di alternare prosa e versi, riorganizzando all’interno di una coerente costruzione narrativa le proprie liriche amorose, non ha precedenti in ambito volgare. E forse ancor più rilevante, in prospettiva, è l’opzione autobiografica, che colloca un’esperienza interiore a fondamento del racconto, riconoscendogli così un valore degno di essere universamente comunicato.
Infine, si rivela rivoluzionaria la scoperta, collocata a fondamento del percorso di rinnovamento interiore, di un amore gratuito e rivolto a una donna, Beatrice, assunta in cielo, un amore consonante con l’ideale della caritas elaborato dalla mistica cristiana. La conquista di un siffatto amore apre inedite possibilità alla parola poetica, e prepara la genesi del nuovo archetipo poetico del Canzoniere petrarchesco.
Nota biografica
Roberto Rea è insegna Filologia dantesca e Filologia della letteratura italiana presso l’Università Tor Vergata di Roma. Ha partecipato a numerosi convegni internazionali e tenuto lezioni su invito presso istituzioni e università italiane e straniere, tra cui Columbia University; New York University; Accademia dei Lincei; Oxford University; St. Andrews University; Università di Santiago de Compostela; Université Paris III-Sorbonne Nouvelle; Université de Fribourg. Si occupa di lirica medievale, della Vita nuova e della Commedia di Dante, di filologia d’autore, con particolare riferimento ai Canti di Leopardi, di ecologia della letteratura. Ha pubblicato, fra l’altro, i volumi Studi leopardiani (con Giorgio Brugnoli, Pisa, ETS, 2001); Stilnovismo cavalcantiano e tradizione cortese (Roma, Bagatto, 2007); Cavalcanti poeta. Uno studio sul lessico lirico (Roma, Nuova Cultura, 2008); l’edizione commentata delle Rime di Guido Cavalcanti (con Giorgio Inglese, Roma, Carocci, 2011); l’edizione critica delle Rime di Lapo Gianni (Roma, Salerno Editrice, 2019); Dante: guida alla ‘Vita nuova’ (Roma, Carocci, 2021). Ha curato inoltre i volumi Dal paesaggio all’ambiente. Sentimento della natura nella tradizione poetica italiana (Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2020) e Dante (con Justin Steinberg; Roma, Carocci, 2020).